La Programmazione Strategica quinquennale di Mandato negli EELL

 

Gli Enti Locali che annualmente redigono il Piano della Performance, lo strumento che dà avvio al ciclo di gestione della performance, si trovano di fronte alla scelta riguardante l’orizzonte temporale di redazione dello stesso.

Su codeste modalità tuttavia, il dibattito rimane aperto.

 

In particolare, in tema di Programmazione Strategica Quinquennale di Mandato  e di Programmazione Strategica Triennale ci si chiede quale sia la best way per la creazione del suddetto documento; infatti il problema risiede nel fatto che, il modello di riferimento(modello “rolling”) prevede che ogni anno il Piano della Performance, venga redatto in funzione dei risultati precedenti, con la conseguente eliminazione degli obiettivi già conseguiti, con l’aggiornamento della pianificazione degli obiettivi non conseguiti o parzialmente raggiunti e con il naturale inserimento dei nuovi obiettivi, tutto ciò a livello pluriennale.

Conseguentemente lo strumento risulta essere soggetto a continue modificazioni.

Utilizzando questo modello di riferimento accade che, effettivamente, a causa probabilmente dell’eccessiva dinamicità del modello, alla conclusione di un ciclo triennale non vi sia mai una Relazione sulla Performance coerente con ciò che era stato enunciato nel piano triennale di riferimento.

 

Ma il metodo rolling, non è l’unico modo per redigere il Piano della Performance.

 

Infatti, diversi EELL, come il Comune di Bergamo (http://www.comune.bergamo.it/upload/bergamo_ecm8/gestionedocumentale/Piano%20Performance%202011%202013_784_14279.pdf), riconosciuto come uno dei benchmark a livello nazionale in materia, ha optato per un sistema diverso: l’Ente Lombardo ha scelto di mantenere l’impianto triennale del proprio Piano della Performance, rielaborando annualmente gli obiettivi(appunto) annuali.

Questa metodologia fa si che venga privilegiata una configurazione “statica che permette all’Ente di avere un sistema quinquennale stabile ma aggiornabile periodicamente in modo selettivo.

 

Dunque, quale metodologia utilizzare?


Premettendo, in primo luogo, che non esiste universalmente una configurazione migliore di un'altra, o meglio, che è necessario valutare per ogni singola realtà quale tra il modello statico e quello dinamico sia maggiormente  opportuno, e premettendo, in secondo luogo, che probabilmente la CIVIT predilige(essendo particolarmente “law addicted”) il modello dinamico, a mio parere un modello statico, che non necessiti di troppi cambiamenti è la scelta più opportuna per organizzazioni come gli EELL che hanno tante difficoltà nel cambiare ed evolversi.

 

La scelta del Team Onda nella predilezióne del modello statico, nasce dall’idea di fondo di avere un Sistema di Programmazione & Controllo delle Performance capace di trovare il giusto compromesso tra semplicità (sia di costruzione, che di utilizzo), completezza e stabilità.

Alla luce di tale impostazione di fondo, interpretando agilmente i formalismi legislativi e le pronunce CIVIT e ANCI, il Piano della Performance dovrebbe essere concepito come strumento di coordinamento della programmazione con orizzonte quinquennale, onde consentire all'Amministrazione di utilizzarlo:

·               nella declinazione progressiva dei documenti di orizzonte quinquennale(Linee Programmatiche di Mandato & Piano Generale di Sviluppo), triennale(Relazione Previsionale Programmatica), annuale(Piano Esecutivo di Gestione) e infrannuale(Piano Dettagliato degli Obiettivi);

·               nel coordinamento dei summenzionati livelli programmatici(quinquennali, triennali, annuali, infrannuali) tra loro, secondo la corretta e coerente logica dell'albero della performance;

·               nel monitoraggio e nella verifica del livello di raggiungimento di ogni livello di performance programmato, anche rispetto al traguardo di mandato atteso e soprattutto "promesso ai cittadini", così da poter evidenziare gli scostamenti e comprenderne le ragioni.

 

In questo modo sembra si possa privilegiare, più che una continua modifica degli strumenti, l'idea di una maggiore stabilità e di verifica della coerenza, o degli scostamenti, tra obiettivi e strategie adottati e risultati raggiunti, in un periodo di media ampiezza: l'infinito dibattito tra forma & sostanza viene ripreso anche in quest’ennesima disputa. Per essere maggiormente chiari, è necessario cercare di posizionare i due modelli su assi temporali, utilizzando le due figure presenti nell’immagine in allegato.

Nella figura 1, in cui è presente il modello rolling, si può notare come l’asse temporale quinquennale venga traslato totalmente ogni anno, tenendo così fermo, annualmente, un impianto impostato su 5 anni, essendo uno strumento dinamico in continua modificazione.

Nella figura 2, dove invece è esplicitato il modello statico, si può evincere che l’arco temporale quinquennale, nei diversi anni, va a consumarsi, e la fine del ciclo quinquennale corrisponderà con la fine del Mandato del Sindaco di riferimento, essendo uno strumento stabile ma in constante aggiornamento.

 

In fin dei conti, il punto di vista “operativo” fa la differenza nella redazione di un Piano della Performance: ad esempio in fase di programmazione, quest’attività, con il modello statico, non viene percepita come "meno utile"(dati i continui cambiamenti), ma come uno step necessario in un cammino avviato anni prima con obiettivi pluriennali ben precisi. Inoltre questa metodologia funziona come fattore motivante per risorse umane(dirigenziali e non) che avrebbero ben presente da dove vengono, dove sono e dove devono arrivare.

 

Il continuo cambiamento non permette invece, neanche a livello mentale, di fissare direttive nel proprio cammino della Performance.

 

La ciliegina sulla torta sarebbe, infine, la corrispondenza della Relazione sulla Performance del quinto anno corrisponderebbe con la Relazione di Mandato, in un’ottica di coerenza. Si eviterebbe inoltre anche uno scomodo problema a livello politico, nel momento in cui scadono i mandati dei sindaci, superando una serie di problematiche legate alla redazione del Piano della Performance nell’annualità delle elezioni.

 

Con tale logica, il Sistema di Programmazione, Controllo & Comunicazione della Performance potrà essere un Sistema nel senso scientifico del termine, dando vita:

- ad un architettura programmatica coordinata, sequenziale, progressiva, snella;

- ad un architettura di controllo strategico e di gestione, coordinata, sequenziale, progressiva, snella;

- ad una "rendicontazione sociale di mandato" derivabile con sufficiente facilità dalla base dati ottenuta progressivamente dalle 5 Relazioni sulla Performance.

 

Un altro piccolo passo verso una nuova Cultura della Performance.

                                              

                                                                                                                     Jacopo Deidda Gagliardo

                                                                                                         Project Manager @ Onda Srl

Controlo Strategico PA


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